fbpx
  1. Home
  2. /
  3. Crescita personale
  4. /
  5. Perché coltivare l’auto-compassione

Perché coltivare l’auto-compassione

27 Gen, 2022 | Crescita personale

Che atteggiamento hai verso di te? Sei un giudice spietato dei tuoi errori e delle tue mancanze? O sei una buona amica che ti consola? Se, come penso, sei più orientata alla Santa Inquisizione quando si tratta di te stessa, continua a leggere e scoprirai perché metterti al rogo non ti serve! E perché coltivare l’auto-compassione.

Primo passo: capiamo bene di cosa stiamo parlando. La parola compassione (dal latino cum patior – soffro con) ci parla di partecipazione alla sofferenza dell’altro, di un amore incondizionato e di una comunione intima con un dolore che non è proprio.

Per provare compassione per gli altri occorre anzi tutto accorgersi che stanno soffrendo. Poi rispondere al loro dolore offrendo comprensione e gentilezza senza dare giudizi. Si capisce che sono esseri umani e quindi fallibili. Ecco, ora pensa di rivolgere tutto questo verso te stessa, specialmente quando attraversi un momento difficile o hai sbagliato qualcosa o c’è qualcosa di te che non ti piace.

Avere compassione per te stessa significa prima di tutto onorare e accettare la tua umanità. Le cose non andranno sempre nel modo in cui le vuoi. Incontrerai frustrazioni, avrai delle perdite, commetterai degli errori, sbatterai contro i tuoi limiti, non sarai all’altezza delle tue aspettative. Benvenuta tra gli esseri umani! Apri il tuo cuore a tutto questo invece di combatterci di continuo e sarai sempre più in grado di provare compassione verso di te e verso gli altri.

I tre pilastri dell’auto-compassione

Kristine Neff è una ricercatrice americana che da anni si occupa del tema dell’auto-compassione.
Ne ha definito le sue tre componenti fondamentali:

  • gentilezza: auto-compassione significa essere comprensive verso noi stesse quando soffriamo, falliamo o ci sentiamo inadeguate invece che ignorare il nostro dolore o flagellarci senza pietà;
  • senso di condivisione: auto-compassione implica il riconoscere che la sofferenza e inadeguatezza personale fanno parte dell’esperienza umana condivisa. In altre parole, sbagliare e soffrire non accade solo a te, non sei sola;
  • consapevolezza: cioè uno stato d’animo ricettivo e non giudicante in cui si osservano i pensieri, i sentimenti e le emozioni così come sono, senza cercare di sopprimerli e negarli, ma neppure senza farli diventare ostacoli insormontabili.

Cosa NON è l’auto-compassione

Non facciamo le furbette: auto-compassione non vuol dire “ok, sono stressata, quindi per essere gentile con me stessa tornerò a fare zapping sul divano e mi affogherò in un kilo di gelato“!! Questa sarebbe piuttosto una eccessiva autoindulgenza. Ricordati che essere compassionevole verso te stessa significa voler essere felice e in salute a lungo termine. Comprende anche continuare a lavorare su di te per crescere e migliorarti.

Auto-compassione non è neppure autocommiserazione: non mi piango addosso e non mi crogiolo nella mia sofferenza. Riconosco di vivere un momento difficile ma riesco a prendergli le giuste misure con quel minimo di distacco. Capisco che fa parte della vita e dunque passerà.

La compassione verso sé stesse infine non va confusa con l’autostima, anche se a una prima occhiata possono sembrare molto simili. L’autostima è il valore che ci attribuiamo. È diventato ormai un luogo comune il pensare che un livello alto di autostima sia essenziale per essere felici. Il problema è che avere un’alta autostima può facilmente sconfinare nel ritenersi superiori e migliori degli altri (narcisismo). Oppure alzare talmente le nostre aspettative da massacrarci con l’autocritica ogni volta che non rispettiamo i nostri standard elevati (auto-disprezzo). Insomma, la necessità di valutarti continuamente in maniera positiva ha un prezzo alto.

Perché coltivare l’auto-compassione

L’auto-compassione invece implica essere gentile con te stessa. Proprio quando la vita va storta o noti qualcosa di te che non ti piace. Invece di essere fredda o aspramente autocritica, coltiva l’auto-compassione. Essa riconosce che la condizione umana è imperfetta. Coinvolge il riconoscimento e l’accettazione senza giudizio delle emozioni dolorose man mano che si presentano nel tuo presente.

L’attenzione alla compassione dunque fornisce una potente motivazione per la crescita e il cambiamento e un supporto stabile e sempre disponibile nei tuoi momenti bui. Coltivare l’auto-compassione è una forma di amore e gentilezza verso te stessa. Va praticata con intenzione e con l’obiettivo di capire che davanti alle difficoltà, l’amica che ti tende una mano è molto più utile del giudice che ti critica aspramente buttandoti ancora più giù. È quella che ti fa dire: “Bimba, la vita è fatta anche di questo, tira avanti e continua a fare del tuo meglio, io ti voglio bene così come sei”.

Articoli correlati

Che tipo sei?

Che tipo sei?

Ti sei mai chiesta che tipo di caregiver sei? Anzi, prima ancora: sei consapevole di essere una caregiver? Perchè quello che osservo è che molto spesso le persone che assistono i propri cari non si...

3 falsi miti che ti fanno sentire in colpa

3 falsi miti che ti fanno sentire in colpa

Quando parlo con le persone che si prendono cura degli anziani, sento spesso parlare di sensi di colpa, stress e angoscia. Molti di questi sentimenti spiacevoli sono causati da convinzioni...