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Caregiver: ricordati di prenderti cura di te

21 Mar, 2024 | caregiver, Felicità

Mi piace che la cura di sé stia ricevendo così tanta attenzione sui social media: tutto ciò che incoraggia a prendersi cura di sè stessi e rende socialmente più accettabile farlo, secondo me va accolto con favore.
La mia preoccupazione è il rischio di banalizzare l’enorme importanza, il potere e il significato della cura di sé. Le mode vanno e vengono e il selfcare è troppo importante per essere relegato a una tendenza passeggera o ridotto a un trattamento per il viso e una tisana calda. Soprattutto se parliamo di caregiver che assistono un genitore anziano.

Che cos’è esattamente la cura di sé?

La cura di sé (o selfcare) vuol dire assumersi la responsabilità di soddisfare i propri bisogni fisici, mentali, emotivi e spirituali. Essere davvero consapevole del fatto che si tratti di bisogni può aiutarti ad allontanare qualsiasi sentimento di colpa o di egoismo che poterebbe affacciarsi nella tua mente all’idea di ritagliarti del tempo per prenderti cura anche di te, oltre che del tuo genitore fragile.

E, visto che parliamo di responsabilità, avere cura di te significa anche che non puoi aspettare che gli altri si accorgano di ciò di cui hai bisogno o sperare che lo capiscano per magia: tocca a te pensarci. E tocca a te spiegare e chiedere con chiarezza a chi ti sta accanto quello che ti serve, a prescindere che sia caricare la lavastoviglie, abbracciarti forte o farti prendere un pomeriggio tutto per te.

Prima che tu lo dica: è vero. Impostare e mantenere una routine costante di cura di sé è più difficile per noi caregiver che ci prendiamo cura di un genitore anziano. Lo so. È davvero complicato inserire in agenda il tempo per noi stesse. E’ difficile anche solamente ricordarci di considerare noi stesse quando i bisogni del nostro genitore (e di tutti gli altri) sono, o sembrano essere, così urgenti e imprescindibili.

Ma ignorare e trascurare noi stesse non ci porta ad essere caregiver migliori. Ci porta solamente ad essere persone sfinite nel corpo e nell’anima, rassegnate, rancorose e irritabili. Non certo un bel mix, quando si deve seguire un anziano, non credi?

Capisco che per molti caregiver familiari, creare una routine di cura di sé può essere un atto radicale. Ma vale la pena farlo, per noi stesse, per il nostro caro e per chiunque interagisca con noi.

Il selfcare è un processo

Come dicevo in apertura, internet e i social traboccano di consigli per il selfcare. Divertiti a curiosare e a prendere spunto da questa marea di consigli. Divertiti a sperimentare cose diverse e originali. Tuttavia, per creare una routine di selfcare che sia realmente duratura e costante, è necessario che tu ti allontani dal mondo esterno e ti rivolga al tuo mondo interiore.

In altre parole: internet non può dirti di cosa hai bisogno. I social possono ispirarti o farti conoscere pratiche di cui ignoravi l’esistenza. Ma sei tu che sai di cosa hai bisogno davvero. Sei tu che conosci la tua situazione specifica. L’autoconsapevolezza è sempre la chiave che apre le porte del cambiamento (e della felicità).

Per creare una pratica di selfcare che sia giusta per te e quindi ti consenta di mantenerla nel lungo periodo, hai bisogno di un processo che si sviluppa in 3 passi e che possiamo chiamare S.A.P. (Sintonizza, Accetta, Pianifica). Vediamoli uno per uno.

S come sintonizzati (su di te)

Ti ho detto poco più in su che hai bisogno di contattare il tuo mondo interiore. Ci sono diversi modi per connetterti con te stessa. Puoi meditare, scrivere un diario, ascoltarti mentre parli con un’amica, osservare le sensazioni del corpo, respirare e danzare…

E poi puoi prendere l’abitudine di chiederti: “Di cosa ho bisogno adesso?”. Mi piace molto questa domanda perché ci spinge a essere concrete, tangibili. Inoltre, ci allontana da una routine di cura di sé opprimente e piena di “dovrei” e “non dovrei”.

Puoi anche approfondire suddividendo la domanda: di cosa ho bisogno emotivamente in questo momento? Mentalmente? Fisicamente? Spiritualmente?

Soffermati su queste domande. Permetti a te stessa di sentirle. Esci dalla testa ed entra nel tuo corpo e nel tuo cuore. Va bene se all’inizio ti senti impacciata e insicura. Diventerà sicuramente più facile con la pratica!

Ora, per chiudere questa auto-riflessione, chiediti anche se c’è qualcosa o qualcuno a cui devi dire NO. La cura di sé riguarda tanto ciò che scegliamo quanto ciò che scegliamo di non fare. Ad esempio, se a fine giornata ti metti sul divano e tuo figlio ti chiede un bicchiere d’acqua, puoi rispondere: “No, non mi alzerò dal divano per andare a prenderti l’acqua. Ho davvero bisogno di rilassarmi adesso”.

A come accettare e riconoscere l’importanza dei tuoi bisogni

Questo può essere il punto più difficile. Come caregiver siamo abituate a mettere al primo posto i bisogni del nostro genitore. Questo spesso ci porta a diventare un po’ martiri e a farne le spese è il nostro benessere. Hai presente?

Questo probabilmente accade, oltre che per un condizionamento culturale, per diverse false credenze relative al selfcare come:

  • sono egoista ed egocentrica se penso a me
  • prendermi cura di me è una fuga dalla realtà, un momento di autoindulgenza
  • ammettere che ho dei bisogni significa ammettere di essere fragile
  • per il selfcare ci vuole tempo/denaro
  • sono insostituibile: nessun’altro può assistere il mio genitore come me.

Premesso che non si tratta di “trovare” tempo o denaro, ma di riservartelo perchè ti dai valore, in definitiva penso di poter dire che riconoscere di avere dei bisogni e fare qualcosa per soddisfarli ti rende semplicemente un essere umano. E’ semplice. E non servono super poteri.

Hai mai sentito l’analogia della maschera d’ossigeno applicata al caregiving? Quando sali su un aereo gli assistenti di volo spiegano che prima di aiutare gli altri è necessario indossare la propria maschera di ossigeno. Il nocciolo della questione è questo: è necessario che tu ti prenda cura di te perchè solo così sarai in grado di prenderti cura degli altri. Punto. Non c’è altro da capire.

Accettare l’idea che hai dei bisogni va di pari passo con il riconoscimento della loro importanza. E torniamo alla definizione di selfcare che abbiamo visto prima: se non ti prendi la responsabilità di te stessa, chi lo farà?

Dopo aver accettato e riconosciuto i tuoi bisogni, sei pronta a passare alla terza fase: creare un piano di autocura.

P come pianificare

Le pratiche di cura di sé non si verificano mai per caso. Richiedono un piano e un programma. Anche se hai solo 10 minuti a disposizione, segnateli come tempo di “cura di me” e non trascurarli. Esamina le tue giornate e vedi dove puoi inserire tempo per te. Ad esempio, puoi stare 10 minuti in meno sui social e usarli per fare esercizi di respirazione o una breve meditazione. Oppure puoi approfittare dell’attesa dalla parrucchiera per leggere un libro. Qui trovi moltissimi altri esempi di attività più o meno lunghe.

Anche se probabilmente è ovvio, è bene ribadire che prenderti cura di te va fatto quotidianamente, non una tantum. E sì, richiede un po’ di impegno e di organizzazione. Ma se aspetti la crisi o il punto di rottura, potrebbe essere troppo tardi: potresti non avere più l’energia per reagire. E se la crisi riguarda il genitore che assisti, se tu sei sfinita non avrai le forze neppure per sostenere lui.

Quindi non aspettare oltre: segui questi tre passi e crea il tuo personale piano d’azione per la cura di te stessa.

C’è qualcosa che non ti è chiaro? Non riesci a trovare spazi nella tua agenda o a capire di cosa hai bisogno? Contattami: sarò felice di aiutarti!

 

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