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Che tipo sei?

7 Set, 2024 | caregiver, Crescita personale

Ti sei mai chiesta che tipo di caregiver sei? Anzi, prima ancora: sei consapevole di essere una caregiver? Perchè quello che osservo è che molto spesso le persone che assistono i propri cari non si riconoscono nel ruolo di caregiver. Scopri perchè questo è importante e quali sono le 4 tipologie di caregiver.

Riconoscersi come caregiver

Autoidentificarsi come caregiver è importante. Molte persone che accudiscono i propri cari non si definiscono caregiver. Dicono: “Sto solo facendo quello che farebbe qualsiasi membro di una famiglia” e definiscono il loro ruolo familiare semplicemente molto più ampio di quanto fosse in passato.

Ma perchè è importante riconoscersi come caregiver? Per accedere all’aiuto. E non parlo di bonus, incentivi e aiuti da parte delle istituzioni, o meglio, non solo di questo. Se pensi che, essendo una buona figlia, dovresti essere in grado di occuparti da sola dei tuoi cari, se lo percepisci solo come un dovere familiare, un sacrificio che qualcuno deve fare e che è toccato a te, non chiederai mai aiuto. E finirai per ritrovarti esaurita nel corpo e nella mente.

Se capisci dove ti collochi fra i quattro tipi di caregiver che sto per descriverti, puoi vedere te stessa e riconoscere che ciò che stai vivendo non capita solo a te. Altre persone vivono situazioni analoghe. Se il caregiving si insinua e mette in ombra il resto dlla tua vita, un giorno ti “sveglierai” e ti renderai conto che questo ha influito sul tuo benessere. E allora cosa fare? Se ti riconosci nei panni del Prigioniero o dell’Esausto, non stai vivendo una condizione salutare. Rendertene conto ti permette di accedere all’aiuto e cambiare le cose in modo da essere più sana e felice.

Quindi riconoscerti nel ruolo di caregiver e capire in quale tipologia senti di rientrare maggiormente:

  • ti fa sentire meno sola: scoprirai che molte altre persone condividono le tue stesse sfide ed esperienze;
  • ti fa riconoscere e accettare le tue emozioni;
  • ti fa chiedere aiuto e cercare le risorse che ti supportano nell’affrontare meglio il tuo ruolo;
  • ti fa fare un balzo in avanti nella tua evoluzione personale.

Le tipologie di caregiver

La Dr.ssa Amanda Cooper dell’Università del Connecticut, basandosi sulle narrazioni online scritte dai caregiver familiari, ha identificato quattro tipologie principali di caregiver (qui trovi la ricerca). Naturalmente, non sono ruoli “fissi”: è possibile riconoscersi in più di uno ed è possibile anche passare dall’uno all’altro. Vediamoli uno per uno.

  • Il Prigioniero: è il caregiver che sente di non avere scelta se non quella di prendersi cura del proprio caro. Magari era l’unico familiare disponibile o quello più vicino e sente che non c’era nessun altro a cui affidare questo compito. Se non ha un buon rapporto con la persona che assiste, il ruolo viene percepito con ancora maggiore pesantezza. In questa tipologia l’assunzione del ruolo di caregiver si basa più su obbligo e dovere che sull’amore. Nel tempo questo obbligo diventa schiacciante e insopportabile.
  • il Caregiver Esausto: è la persona che si sente sopraffatta dalle richieste della persona che assiste e dalle sue responsabilità quotidiane. Quando le esigenze di cura della persona anziana superano le capacità del caregiver di farvi fronte, abbiamo l’esaurimento fisico, emotivo e mentale del caregiver. E’ importante capire che ognuno ha capacità diverse: magari potresti essere già sotto pressione per il lavoro, per la cura della tua famiglia o magari hai problemi di salute tu stessa da gestire mentre ti occupi di una persona cara in condizioni peggiori. Quando si parla di assistenza a persone anziane è bene inoltre ricordare che le esigenze di chi riceve le cure tendono ad aumentare nel tempo con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Magari hai iniziato il percorso di caregiving con incarichi piccoli, ma poichè il tuo caro sta peggiorando, con il tempo ti ritrovi a fare sempre di più, fino al punto di non riuscire fisicamente a fare tutto.
  • il Caregiver Compagno: è quello che si concentra davvero sullo stare con la persona amata, mostrando amore, compassione e sostegno. Anche se non può curarla, è presente e dimostra con il suo coinvolgimento che ci tiene. Il caregiving può essere considerato un ruolo di FARE oppure un ruolo di ESSERE. Se lo affrontiamo come un ruolo di FARE, abbiamo una lista infinita e interminabile di cose da fare, di caselle da spuntare. Se, invece, inquadriamo il ruolo come una questione di ESSERE, le cose da fare non importano più, possono essere delegate perchè quello che conta è essere presente per la persona amata, essere la compagna che sostiene con compassione ed amorevolezza. In altre parole, dai priorità alla relazione con la persona che assisti.
  • il Caregiver Illuminato: il caregiving è un’esperienza di trasformazione che, con le sue sfide, forma valori e convinzioni, ti costringe a riflettere su cosa stai facendo della tua vita, su come trascorri il tuo tempo, sul significato del rapporto che hai con il tuo caro e su come riuscirete a superare tutti gli ostacoli imposti dalla malattia. Il tuo caro non ha chiesto di vivere la sua condizione così come tu non hai chiesto di essere caregiver. Devi gestire e adattarti e cresci come risultato di tutte le prove che affronti. E puoi imparare qualcosa su te stessa nel processo. Può essere un’esperienza che plasma la tua spiritualità, il tuo senso di identità e il significato che dai alla vita e alla morte.

Come passare da una tipologia all’altra?

Se ti riconosci nelle tipologie del Prigioniero o dell’Esausto, non disperare. E’ possibile cambiare prospettiva e trovare un nuovo equilibrio. Ecco alcuni suggerimenti:

  • chiedi e accetta aiuto: non cercare di fare tutto da sola, appoggiati a familiari, amici o professionisti;
  • prenditi cura di te stessa: dedica del tempo alle tue passioni, al riposo, al tuo benessere psicofisico;
  • cerca e unisciti a un gruppo di supporto: che sia online o in presenza, condividere le tue esperienze con altre persone che vivono situazioni simili ti può essere di grande aiuto;
  • consulta un professionista: un esperto della relazione di aiuto (psicologo, psicoterapeuta, counselor, coach) ti può aiutare a gestire lo stress e le emozioni e a sviluppare modi sani per affrontare il viaggio del caregiving senza esaurirti.

Essere un caregiver è un ruolo impegnativo, ma può essere anche molto gratificante.Con il giusto supporto e le giuste risorse, puoi trovare il tuo modo per gestire le responsabilità che il ruolo comporta senza sacrificare e annullare te stessa. Solo questo equilibrio rende l’assistenza a un familiare anziano sostenibile e, alla fine, un’esperienza positiva.

 

P.S.: se senti che è il momento di prenderti cura anche di te stessa, contattami! Insieme possiamo intraprendere un percorso che ti aiuterà a passare da un ruolo che ti consuma a uno che ti arricchisce.

 

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